LA RICERCA

Pedina romana in situ durante uno scavo archeologico

“L’amore dei romani per il gioco d’azzardo era così intenso che dovunque io abbia scavato, che si trattasse del pavimento di un portico, di una basilica, di un edificio termale o di un’altra superficie accessibile al pubblico, ho sempre trovato tavole da gioco incise o graffite su lastre di marmo o pietra, per il divertimento degli uomini oziosi, sempre pronti a imbrogliarsi a vicenda per il loro denaro”.     

 

Con queste parole si esprimeva l’archeologo R. Lanciani nel lontano 1892.

Le pietre dei siti archeologici ci parlano di una lunga frequentazione fatta d’incisioni e piccole tracce antropiche e la ricognizione sul posto ha permesso di individuare tantissime testimonianze di questi segni lasciati dall’uomo.

La ricostruzione di giochi antichi è un argomento molto complicato, dove le testimonianze archeologiche, le fonti letterarie e la conoscenza dei meccanismi generali di giochi da tavolo devono essere combinate. Attraverso il gioco è possibile creare un quadro antropologico che può essere confrontato con le descrizioni delle fonti, con le immagini dei dipinti, con le sculture e con qualsiasi fonte antica che ci aiuti a delineare la frequentazione delle aree pubbliche in epoche tanto remote.

Monica Silvestri presso l’Agorà di Atene

 

tavola lusoria incisa sui gradini della Basilica Giulia nel Foro Romano

Nei Fori delle varie città dell’Impero Romano se ne scoprono molte incise sulle lastre della pavimentazione o sui gradini dei monumenti pubblici come basiliche o templi. Così come accade nelle postazioni di guardia delle fortezze medievali o nei chiostri delle chiese. L’uomo ha sempre giocato e il nostro scopo è proprio quello di tramandare come soleva intrattenersi e passare il tempo e cercare di condividere queste scoperte con un pubblico sempre più vasto.

Nella ricostruzione dei giochi non si è potuto prescindere dalle notizie riportate dalle fonti letterarie, cercando d’interpretare passaggi non sempre chiari. L’analisi di tali fonti, grazie all’ausilio della conoscenza delle lingue antiche, ha permesso di risalire alle radici dei giochi praticati nell’antichità. Esse forniscono informazioni per quanto concerne i nomi dei giochi e le loro regole, ma spesso sono problematiche, dal momento che molte di esse sono costituite da allusioni poetiche o filosofiche legate ai giochi, piuttosto che spiegazioni vere e proprie, oppure sono scritte da autori tardi, che ne hanno conoscenza attraverso fonti letterarie precedenti. Spesso sono state determinanti nei casi in cui alcuni scritti contemporanei confondevano regole di un gioco con il tavoliere di un altro, riscontrando molta confusione nell’interpretazione delle tavole lusorie, sicuramente a causa della scarsità di notizie nelle fonti storiche.

Sono state prese in esame anche rappresentazioni di giochi da tavolo su affreschi o mosaici, nella scultura e in altre opere d’arte, tenendo nella dovuta considerazione che spesso dettagli dei giochi raffigurati non sono riconoscibili o possono trarre in inganno.

Per quanto riguarda la fattibilità dei giochi ci si è avvalsi delle ricostruzioni, che hanno permesso ripetute sperimentazioni delle regole di gioco suggerite. Le ricostruzioni delle regole di gioco sono il più possibile vicine a quelle antiche, per alcuni è stato più facile, per altre ci sono delle ipotesi ricostruttive basate su comparazioni e logica. Sono state confrontate con giochi sopravvissuti nelle epoche successive, a volte arrivando fino ai nostri giorni, come nel caso del Backgammon o del Filetto.

Seguite la nostra ricerca… ludus in tabula!

Astragali e fritillo di epoca romana


Monica Silvestri durante lo studio dei reperti

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